COMUNICATO STAMPA UdC – MACERATA
Sembrava una fissa dell’UdC quella di richiamare l’attenzione sulla drammatica crisi demografica che attanaglia l’Italia, da qui i nostri continui appelli a politiche comunali e regionali nonché statali a favore della natalità e delle famiglie giovani da sostenere non sempre tenuti nella dovuta considerazione. Anche il recente convegno di Tolentino ha cercato di muovere l’argomento con proposte concrete a livello regionale attraverso una nuova legge per la famiglia e le coppie con figli e i consultori familiari sempre più sacrificati dalla spesa sanitaria ospedaliera che non solo non si riduce, ma assorbe sempre più energie a discapito del sociale e del sociosanitario e della medicina territoriale.
Invece improvvisamente arrivano i dati sull’andamento demografico della regione e della nostra provincia. Nelle Marche si è superata al ribasso la soglia simbolica del milione e mezzo di abitanti: siamo sotto di poco, ma saremo sotto di molto di più se non avessimo circa 150.000 stranieri dell’Unione Europea ed extracomunitari.
Stessa musica in provincia di Macerata dove la soglia dei 300.000 abitanti è prossima ad essere superata anch’essa al ribasso: per l’esattezza se continuiamo a perdere più di 2.000 abitanti l’anno nel giro di due o tre anni avremo tagliato questo poco felice traguardo negativo.
Questi i dati riportati dall’ISTAT e da qualche quotidiano, oltre all’attenzione posta specificatamente dall’ISTAO. In provincia quasi tutti i comuni perdono popolazione e siccome le morti per covid hanno inciso poco in termini percentuali, non c’è da aspettarsi un grande miglioramento nei prossimi anni in termini di ripresa della curva demografica.
Molte cose sono da fare per rimediare a partire da serie politiche abitative e del lavoro più che quelle legate all’assistenza e al contributo sociale che andrebbero circoscritto solo a a favore delle situazioni di maggiore emarginate o complicate anche da un punto di vista sociosanitario. Ci vuole lavoro, lavoro e poi ancora lavoro e non retribuito in modo miserabile così da costringere la coppia a lavorate a tempo pieno, non lasciando spazi e tempi per la cura della prole.
Cose già viste e fatti nei paesi del Nordeuropa con grandi risultati in termini di ripresa demografica, anche sei i risultati si misurano nell’arco di decenni, ma che proprio per questo andavano attivati già da tempo.
Abbiamo poi ben sette comuni sotto i 500 abitanti e altri 11 fra i 500 e i 1000. A questo riguardo, come anche nell’organizzazione sanitaria, non si non tenere in considerazione l’oggettiva debolezza amministrativa e operativa di queste piccole comunità. Certamente la situazione andrà peggiorando col passare del tempo soprattutto nelle aree interne con costi dei servizi pubblici sempre più difficilmente sostenibili.
Per questo sarà necessaria una riflessione seria per sostenere queste realtà che non possono essere abbandonate in un contesto in cui a restare vitale sarà solo il nome di un comune su una targa. Bisogna guardare alle comunità umane, unire servizi e gli stessi comuni se necessario, ma soprattutto pensare a come realizzare investimenti e ottimizzare i costi per far crescere queste realtà umane necessarie all’ecoambiente e alla vitalità sociale dell’esteso entroterra maceratese.