A Jesi la festa dei ragazzi del progetto OperaH, vincitore del Premio Nazionale Inclusione 3.0. L’emozione degli attori disabili della compagnia nel vedere e toccare il Premio assegnato dall’Università di Macerata. “Siamo orgogliosi e commossi, il vostro lavoro e la vostra passione sono un grande dono a tutta la città”, hanno detto il direttore generale della Fondazione Pergolesi Spontini, Lucia Chiatti, e l’assessore ai servizi sociali Marialuisa Quaglieri
Grande festa a Jesi per l’assegnazione del Premio Nazionale Inclusione 3.0” dell’Università di Macerata ad “OperaH”, il percorso di Teatro Sociale e Danza Movimento terapia che la Fondazione Pergolesi Spontini organizza dal 2011 con un gruppo di persone adulte con disabilità fisica/intellettiva, utenti dei servizi socio-sanitari di Jesi e Vallesina.
Il premio Nazionale valorizza realtà del territorio nazionale e internazionale considerate come le più rappresentative a carattere inclusivo, ed è stato assegnato a 15 progetti nazionali, da Aosta a Lecce, su 63 progetti candidati. Per la Commissione scientifica del Premio, il progetto di Jesi rappresenta un’occasione di incontro, di stimolo emotivo e creativo, finalizzato all’inclusione e al benessere, che valorizza al tempo stesso la tradizione culturale e musicale promossa dal Teatro Pergolesi nel territorio.
Assegnato lo scorso 25 marzo al Teatro Lauro Rossi di Macerata, nell’ambito della Settimana dell’Inclusione, il Premio Nazionale “Inclusione 3.0” è stato ritirato dal direttore generale della Fondazione, Lucia Chiatti, e in videocollegamento da Marialuisa Quaglieri assessore alla cultura di Jesi. Ed oggi, è arrivato ai partecipanti del progetto OperaH, giovani uomini e donne con disabilità medio-lieve, che stanno partecipando allì11esima edizione del progetto. L’incontro si è svolto oggi, nella sede di Nuovo Spazio Studio Danza in Viale Don Minzoni al termine di uno dei tanti incontri del laboratorio di Teatro sociale e Danza movimento terapia. A gioire per il grande traguardo raggiunto c’erano Lucia Chiatti, l’assessore Quaglieri, Sara Lippi operatrice Movimento danza terapia OperaH per Nuovo Spazio Studio Danza, Nora Bianchi assistente sociale responsabile UOC Disabilità ASP Ambito 9 – Ambito Territoriale Sociale IX, Ingrid Iencenella psicologa-psicoterapeuta Asur Marche Av2 – U.O.C. Cure Tutelari e responsabile U.O.S. U.M.E.A. ambito Fabriano-Jesi-Senigallia, Arianna Baldini operatrice OperaH per Atgtp, e alcuni degli operatori della Cooss Marche impegnati con i ragazzi.
“Siamo orgogliosi e commossi, il vostro lavoro e la vostra passione sono un grande dono a tutta la città”, hanno detto ai ragazzi Lucia Chiatti e Marialuisa Quaglieri.
Il progetto “OperaH” mette in relazione il melodramma con il sociale per costruire percorsi di integrazione e di benessere, attraverso un laboratorio, da febbraio a settembre, di Teatro e Danza-Movimento terapia realizzato dalla Fondazione Pergolesi Spontini con il contributo di A.S.P. – Ambito 9 del Comune di Jesi, in collaborazione con UMEA Unità Multidisciplinare Età Adulta ASUR MARCHE AV2- JESI, COOSS Marche, Atgtp Associazione Teatro Giovani – Teatro Pirata e Nuovo Spazio Studio Danza. Nato nel 2011, il progetto non si è mai fermato nemmeno nei due anni di pandemia: dopo mesi di laboratorio, ogni anno va in scena anche uno spettacolo di “Social Opera” al Teatro Pergolesi, con gli attori disabili della compagnia “OperaH” sul palco e tanti ragazzi delle scuole superiori dietro le quinte, questi ultimi coinvolti nella realizzazione di costumi, scenografia, illuminazione e progetti di comunicazione grazie al progetto di alternanza scuola-lavoro “Banco di scena”.
Il laboratorio 2022 è tenuto da Simone Guerro (supervisore, regista, ed operatore teatrale), Arianna Baldini (operatore teatrale) e Sara Lippi (operatore di danza movimento terapia). L’esito del laboratorio sarà un nuovo spettacolo al Teatro Pergolesi il prossimo settembre. Il progetto artistico di quest’anno parte dalle suggestioni offerte dall’opera “Tosca” di Giacomo Puccini ed affronta, nuovamente, una riflessione sull’arte come possibile via di uscita in situazioni di “pericolo”, “guerra” e “crisi”.