Inaugurazione del Palazzo Primavera a Bolognola nuovamente ristrutturato e restaurato “Due volte nella polvere e due volte sull’altare”, così potremmo concludere, riferendoci, non alla vita di grande condottiero, ma alla vicende di un edificio antico e rinato per la seconda volta dalla rovina dei secoli e dei terremoti.
E sì, perché nel cuore dei Monti Sibillini a mille metri d’altezza circa, si trova, un piccolo comune, Bolognola, diviso in tre frazioni, che secondo la leggenda onomastica sarebbero state fondate da tre famiglie bolognesi, fuggite, nel 14° secolo, dalla loro città, per sfuggire alla persecuzione di papa Giulio II: i Pepoli, i Malvezzi e i Bentivoglio, frazioni oggi in realtà da denominarsi come Villa da Capo, Villa di Mezzo e Villa di Piedi: il prossimo 15 settembre, alle ore 16, proprio in quest’ultima, alla presenza delle Autorità e del Sindaco Cristina Gentili, sarà riaperto lo storico Palazzo Primavera, riattato e ristrutturato a seguito del terremoto del 2016, che ne aveva danneggiato le strutture; queste erano state già oggetto di un precedente intervento di restauro nel 1997, che ne aveva scongiurato fortunatamente il crollo dopo anni di abbandono.
L’edificio, di notevole valore storico, oggi di proprietà comunale, deve il suo nome alla famiglia Primavera, che lo edificò a partire dal 1580, ampliandolo successivamente fino all’attuale stato.
Disposto su 4 livelli, rappresenta una notevole testimonianza storico-architettonica delle antiche metodologie costruttive adottate nella parte montana dell’Italia Centrale: notevole la struttura degli archi a volta che sorreggono le campate dei soffitti arcuati delle sale al piano nobile, che sono quasi tutte interamente affrescate con motivi che risalgono al 700. Nei semplici scantinati dell’edificio, si rinvengono ancor oggi le tracce della attività originaria della famiglia: la lavorazione della lana: fu l’arte esercitata, di generazione in generazione e ampliata, al punto di creare relazioni commerciali con diverse parti d’Italia e anche con l’estero (Inghilterra), cui venivano inviate le materie tessili grezze o lavorate.
I torchi e i telai, presenti ancora negli anni 70/80 sono andati dispersi, ma la conformazione del piano industriale dell’edificio, ne è oggi la muta testimonianza. Il mobilio, pure, di cui si favoleggiava, è stato rimosso e in parte disperso, ma la preziosa biblioteca e l’archivio dei documenti, sono custoditi gelosamente dai discendenti della famiglia, trasferitisi da oltre un secolo a Roma.
Il borgo di Bolognola, ovviamente è interessante solamente per questo, possiamo dire, monumento, ma per altri edifici, ma, soprattutto, per le bellezze naturali di cui gode, in quanto incastonato tra il minaccioso
monte Sassotetto e il torrente Fiastrone, che sgorga direttamente dalle viscere delle montagne e alimenta il sottostante lago di Fiastra, per le quali si consiglia la lettura delle guide turistiche dedicate.
Fedora Ciriaco