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RECANATI 1888. Andrea Marinelli. Piccole pillole di storia recanatese ricordando gli anni in cui si combatteva una guerra delle acque e Giacomo Leopardi (jr.) era Sindaco di Recanati …

by Roberto Tanoni
di Andrea Marinelli

…piccole pillole di storia recanatese…

Ricordando gli anni in cui si combatteva una guerra delle acque e Giacomo Leopardi era sindaco di Recanati

          Il 12 dicembre del 1888, attesa la mezzora di rito e constatata l’assenza del numero legale, il sindaco Vincenzo Ortolani dichiarò sciolta la seduta consiliare riconvocandola per le 8 e 30 antimeridiane del giorno 14. Quello sarebbe stato l’ultimo atto ufficiale di un uomo che aveva guidato la città di Recanati per  quasi un ventennio.  Morì infatti colto da un malore improvviso prima che potesse prendere parte all’assise successiva da lui stesso convocata  e nella quale veniva ricordato con commozione dai colleghi amministratori per le sue spiccate qualità umane ed il suo profondo senso della misura e della giustizia. Nello stesso giorno l’aula consiliare indicò come sindaco pro tempore il conte Enrico Politi, già presidente del consiglio, con il compito di traghettare l’amministrazione fino alle elezioni successive che si sarebbero tenute in autunno  e che sembravano avere un favorito indiscusso alla carica di primo cittadino nella figura del marchese Giulio Antici, attivissimo politicamente da diversi anni e sempre pronto e vivace nell’animare il dibattito politico.

          Questa impressione venne confermata e si fece sempre più solida nei mesi seguenti, ma alla vigilia delle elezioni del nuovo consiglio che si tennero il 3 novembre del 1889 una candidatura a sorpresa scompaginò ogni pronostico. Si presentò infatti per la carica di consigliere il conte Giacomo Leopardi, nipote del grande poeta e figlio di Pierfrancesco e della contessa Cleofe Ferretti, che lo avevano lasciato orfano sin da bambino e sotta la tutela della zia Paolina, che non pochi problemi gli aveva dato poi nella gestione dell’eredità familiare. Il conte Giacomo non era un neofita  visto che aveva già ricoperto la carica di consigliere provinciale e già cinque anni prima era stato eletto nel consiglio cittadino e nominato per diverse altre funzioni, compresa la deputazione di carità, ma aveva inviato alla giunta una lettera nella quale rinunciava a tutti i suoi obblighi dando da intendere di aver chiuso per sempre con la vita politica. In realtà quelle dimissioni erano state da lui formulate con intento profondamente polemico perché riteneva che il piano di adeguamento igienico sanitario messo in atto dal governo cittadino non fosse adeguato alle esigenze della città, tanto che contestualmente aveva spedito in prefettura tutto il contenuto di una relazione scritta dal celebre professore Cesare Contini sulle pessime condizioni igieniche in cui versava Recanati,  permettendo l’avvio di un’inchiesta che avrebbe cambiato per sempre il volto del paese .

          Avendo viaggiato moltissimo sia in Europa che in oriente Giacomo aveva uno sguardo più aperto e lungimirante rispetto ai suoi avversari politici ed era capace di immaginare soluzioni più innovative agli annosi problemi che affliggevano Recanati, tra i quali  predominante in quei tempi appariva essere quello della scarsità di acqua pubblica. Un problema che avrebbe esasperato i recanatesi a tal punto da scatenare una serie di proteste culminate con l’aggressione ad Ernesto Pupilli, manutentore delle pompe pubbliche, nel luglio del 1897 a seguito dell’ennesima chiusura serale per contingentamento. L’acqua, indiscusso bene di prima necessità, aveva iniziato ad accendere la discussione politica che si divideva in due posizioni contrapposte, capeggiate rispettivamente da Giulio Antici e dal medico condotto Vincenzo Andrenelli, appoggiato più o meno timidamente da alcuni consiglieri, tra i quali Bravi e Sorgoni. Il primo pensava di risolvere il problema scavando altri pozzi e costruendo nuove cisterne, mentre il secondo sosteneva la necessità della costruzione di un acquedotto.

         Il conte Giacomo Leopardi, conosciuto per la sua generosità, si era già inserito nella contesa donando al comune i materiali e la terra sulla quale era stato scavato il nuovo pozzo di Porta Colonna, ma idealmente condivideva il progetto di costruzione dell’ambiziosa infrastruttura immaginata dal dottor Andrenelli e si farà, in occasione proprio delle elezioni, portavoce dell’intera causa. Nessuno d’altra parte dubitava del suo spirito battagliero, grazie al quale, dopo un lungo conflitto con Antonio Ranieri prima e le sue figlie poi, era riuscito a recuperare gli ultimi scritti leopardiani rimasti in custodia dell’amico napoletano, tra i quali spiccava la raccolta di pensieri conosciuta come Lo Zibaldone.

           I risultati della consultazione elettorale furono più che positivi per Giacomo Leopardi, che risultò il più votato e di conseguenza ebbe l’onore, nella qualità di consigliere anziano, titolo che indicava l’eletto che aveva conseguito il maggior numero di preferenze, di aprire, il 12 novembre,  la prima seduta del nuovo consiglio comunale nella quale ringraziò tutti i suoi concittadini dell’onore che gli avevano fatto spingendolo con splendida e lusinghiera votazione a far parte del patrio consiglio. Un onore che il conte giudicava non tributato ai meriti conseguiti dalla sua persona ma quale omaggio alla memoria del suo grande antenato, gloria dell’Italia ed in particolare di Recanati. Il discorso di Giacomo Leopardi si chiuse tra gli applausi di tutta la sala, che di certo preoccuparono il marchese Giulio Antici che continuava a pensare di essere il candidato più credibile alla carica di sindaco.

       Dopo il voto dei consiglieri l’esito dello spoglio fu incerto fino alla fine con Leopardi che per tredici preferenze a dieci prevalse su Antici, che comunque avrebbe in futuro ricoperto quella carica per quasi venticinque anni, mentre  Politi ne ricevette una sola. Le aspettative di questa elezione inattesa non furono tradite perché già a partire dai consigli successivi iniziò una discussione serrata per la stesura di un serio regolamento di igiene che contribuisse a rendere la città sempre più pulita e venne avanzata nuovamente la proposta di costruzione di un acquedotto per il quale andavano individuate delle sorgenti che potessero essere abbondanti nella portata e di qualità ottima.

       Il percorso per la realizzazione dell’opera fu ancora lungo e tortuoso, tanto che fu inaugurata solo in coincidenza del centenario della nascita del grande poeta congiuntamente all’impianto elettrico al quale era collegato, ma il primo decisivo passo era stato compiuto.

      Lo stesso Vincenzo Andrenelli, primo promotore  del progetto, sarà per sempre riconoscente a  Giacomo Leopardi, tanto da riservargli nel 1920, dunque ben diciassette anni dopo la morte del conte, una dedica speciale alla sua onoranda memoria nella pagina di apertura della sua pubblicazione più famosa e conosciuta, “Recanati all’occhio del Sanitario”, nella quale lo ringrazierà proprio come il più sollecito ispiratore dei miglioramenti igienici della città.

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