RECANATI 1860 – Recanati e la strage degli innocenti post unitaria. Pillole di storia a cura di Andrea Marinelli.
Si rinnova l’appuntamento con il Prof. Andrea Marinelli e le sue ricerche storiche riproposte con l’entusiamo della sintesi.
…e soprattutto dove andiamo,
se non sappiamo da dove veniamo..
Tra i principali problemi che l’Italia si trovò ad affrontare subito dopo aver raggiunto l’unità, sicuramente va ricordato quello dell’elevatissima mortalità infantile. Nel quinquennio compreso tra il 1860 ed il 1865 vennero infatti registrate percentuali che si aggiravano attorno al 23% durante il primo anno di vita fino ad oltrepassare la soglia del 40% nei primi cinque.
Un vero e proprio dramma che spinse lo storico Giovanni Berlinguer a parlare di “strage degli innocenti”. Il governo sabaudo decise di prendere provvedimenti ed incaricò la Regia Accademia di Torino di predisporre un’accurata indagine che valutasse la situazione in ogni regione del paese e soprattutto riuscisse ad individuare le principali cause che finivano per determinare una tale mortalità.
La stessa Accademia si attivò immediatamente cercando di far ricorso alle migliori risorse mediche e diagnostiche di cui disponeva al tempo la nostra Italia e fu così che nel 1870 fu coinvolto il recanatese Odorico Moretti. Medico chirurgo sempre in prima linea nelle battaglie a difesa della salute dei suoi concittadini, già autore di una pubblicazione sui tumori cerebrali, ma anche con esperienze da garibaldino vissute quand’era ancora giovanissimo. Lo si ricorda anche per aver acquistato da Giulio Antici, ed avervi poi dimorato insieme alla moglie Clodiade Spessa, l’attuale Palazzo Spisani nel piazzale Monaldo Leopardi, recentemente messo sotto tutela dalla sovraintendenza come bene monumentale.
Lo studio di Moretti ci permette di recuperare i dati recanatesi che si presentano ancora più allarmanti della media nazionale. Tra il 1860 ed il 1865 la mortalità infantile entro il primo anno di vita infatti era al 26%, mentre solo il 52% dei nati riusciva a superare il quinto anno di vita. Numeri agghiaccianti addirittura superiori a quelli che si registrano oggi nei paesi del terzo mondo ancora piagati da questo dramma. Difficile immaginare l’onda emotiva che colpiva i nostri concittadini allora, rassegnati alla forte possibilità che un loro figlio su due finisse per morire prematuramente.
Tra le principali cause di morte vengono riportate le malattie dell’apparato respiratorio e quelle gastro intestinali, ma gli elementi più interessanti dell’indagine di Odorico Moretti li ritroviamo nell’elenco che fa delle cattive abitudini che secondo lui erano alla base di una tale strage.
Sottolinea ad esempio come nelle campagne dominasse una forte reticenza a ricorrere alle cure mediche, mentre si indulgeva con rimedi tradizionali spesso inadeguati e addirittura pericolosi, come “l’indormia”, infuso di teste di papavero somministrato ai più agitati o l’olio di ricino e con lui tutta una serie di purganti e lassativi che finivano per distruggere l’apparato digerente. Apparato digerente messo a dura prova anche dalla incomprensibile abitudine di ingozzare neonati di non più di tre mesi con pappe, semolini e polpettine, quando sarebbe stato sufficiente e benefico l’esclusivo consumo del latte materno.
In generale però il dottor Moretti riscontrava tra i bambini dell’epoca una diffusa ipotrofia e malnutrizione e raccomandava una politica di sensibilizzazione per la tutela delle madri che sottoposte a sforzi inappropriati ed inaccettabili sia in gravidanza che immediatamente dopo, spesso non avevano né le forze né le energie per trasferire il giusto nutrimento ai propri figli.
Un altro grande nemico dei bambini era anche il terribile freddo invernale, mal drenato nelle case da infissi incapaci di contenere infiltrazioni e gelidi spifferi e causa inevitabile di quelle malattie polmonari che mietevano la maggior parte delle vittime.
Singolare anche l’accusa che Odorico Moretti muoveva al sacramento del battesimo perché praticato a pochi giorni dalla nascita del bambino e in qualsiasi stagione, quindi anche in chiese freddissime che ne potevano causare congestioni fatali.
L’ultimissima pesante critica però il medico recanatese la riserva alle levatrici che in gran numero giravano per le città e le campagne del territorio con il compito di agevolare i parti, ma che, a causa della loro ignoranza ed impreparazione, spesso finivano, abusando di purghe e salassi, per causare gravi danni sia alle mamme che ai loro figli.
Più o meno condivisibili tali analisi, comprensive dei rilevamenti statistici, furono inviate alla Regia Accademia e contribuirono ad alimentare quel dibattito che avrebbe condotto alla rivoluzione del sistema sanitario italiano, chiave fondamentale per avviarsi verso la risoluzione di questo dramma come di altre situazioni critiche.
Casualità o meno, a partire dal quinquennio successivo la situazione, con alti e bassi, iniziò a migliorare anche se lo 0,4% di mortalità che si registra ai nostri giorni restò ancora a lungo un lontanissimo miraggio.