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Leopardi. ‘Vita e letteratura di Paolina Leopardi’ di Elisabetta Benucci. Presentazione di Roberto Barzanti

by Roberto Tanoni

 

Pubblichiamo la presentazione del Prof- Roberto Barzanti (Per gentile concessione)  dedicata al recente libro di Eisabetta Benucci su Paolina Leopardi edito da ‘Le Lettere’

“Prigionia dorata, confidenze epistolari alle amiche e febbre scrittoria: Paolina la sorella di Giacomo
La saga della Gens Leoparda dalla parte di lei, dalla parte di Paolina, che nelle storie della letteratura compare destinataria del canto augurale composto dal fratello Giacomo, tra l’ottobre e il novembre 1821, in occasione dei preparativi pel matrimonio andato a monte con l’attempato Andrea Peroli, ma è sempre più al centro di una bibliografia finalizzata a trarla dall’ombra e a trascinarla alla ribalta.

Le raccolte di sue lettere si sono intensificate, a partire dalle inedite uscite da Bompiani nel 1979, e le sono state dedicate perfino prove narrative in formato ridotto, non ignrare del suo carattere forte e del suo furibondo attivismo.

Ora, finalmente, Elisabetta Benucci, che per decenni ne ha perlustrato esperienze e inquietudini, conclude le sue devote fatiche con una Vita e letteratura di Paolina Leopardi (Le Lettere, pp. 262, € 19,50) che intreccia rigore filologico e penetranti esplorazioni di ambienti e costumi. Quella del ’21 non fu la sola unione sfumata. È impressionante la catena di affannosi tentativi contrattuali per trovarle un buon partito e di soddisfare la sua voglia di uscire da una dorata prigionia: sapeva di non sfoggiare un fisico attraente, di disporre d’una magra dote e di essere però obbligata a convolare a nozze con un esponente di nobile schiatta. Un’accidentata quadratura del cerchio, sicché prevalse in lei una rassegnazione compensata da un’eccezionale febbre scrittoria.

L’autoritaria mamma Adelaide e il succube Monaldo sottoponevano a controllo preventivo le lettere che le erano indirizzate. A confortarla e accenderle in petto qualche sussulto di gioia – confida all’amica Marianna Brighenti – era il complice trucco inventato del precettore don Sebastiano Sanchini, che le segnalava l’arrivo di ogni nuova missiva posando un vaso di fiori sul dirimpettaio davanzale della sua finestra per poi consegnargliela in libreria.

Il rapporto col mondo si concretizzava in lunghe lettere che, una dopo l’altra, formano la trama di un affranto diario. L’autrice per non amplificare con incisi a affetto l’itinerario percorso da Paolina suffraga ogni sua affermazione citando un messaggio, ritagliando una dettaglio audace, aprendo un improvviso spiraglio nell’atroce grigiore del palazzo-clausura. Una sola volta Paolina si sbilancia con Anna Brighenti:«Io ho amato un giovine signore marchigiano di nome Ranieri […] io l’ho amato, tu non puoi immaginare con quale ardore». Se non che costui era uno squattrinato playboy in cerca di sistemazione e ai fratelli Pilla – nomignolo di famiglia – comunica la fiera decisione di metter punto all’avventura: «mi fanno tremare i suoi costumi, che in questo momento [3 marzo 1823] pure sono egualissimi a quelli dei quali me ne parlavate voi altri la prima volta che lo conosceste». E in una più tarda epistola, sempre indirizzata a Marianna, respinge ogni parola di conforto: «Ancorché i mariti piovessero da ogni parte, per me tutto è finito, o morirò colla corona di bianco spino in capo, invece del giglio come usa tra noi»

                          foto dal film di Martone ‘ Il giovane favoloso

La pianta era cara alla dea Maia che imponeva la castità. Vien voglia di farne il simbolo di un ispido orgoglio, e metterla accanto alla vesuviana ginestra. Il desiderio più assillante di Paolina era viaggiare, conoscere paesi e città che le era impedito raggiungere, in questa eccitata curiosità non diversa dall’ammirato fratello. Col quale ad un certo punto stacca il filo della corrispondenza, forse per dissensi ideologici.

Il secondo tempo del melodramma vede Paolina impegnata allo spasimo nelle vesti di energica redattrice e fine traduttrice di articoli per La Voce della Ragione, il giornale «filosofico» ultrareazionario fondato da Monaldo, che raggiunse l’ottima diffusione di duemila associati. Che cosa era successo? Se ne deve dedurre che il legame con Giacomo era di sentimenti, non di idee, e che i contraccolpi delle guerre napoleoniche
seminarono un terrorizzante panico, un vero e proprio «delirio controriformatore». «Io credo che la rivoluzione d’Italia – annotò il 22 marzo 1832 –, cioè di questa parte dello stivale, abbia illuminato molti, e abbia fatto loro vedere che sono assai differenti le cose dalla teorica alla pratica, che la sovranità del popolo è una chimera, una vera favola».

Eppure contestualmente Paolina selezionava con acume titoli di altissimo
livello. Nota è la predilezione per Stendhal. Questa complessità di giudizi avvalora l’autonomia della sua parabola. Il terzo tempo dà l’avvio ad una frenetica liberazione dai ceppi di Recanati.

Morta Adelaide nell’agosto 1857, Paolina si dà a viaggiare su e
giù realizzando progetti covati a lungo. È un’altra persona, erede di un patrimonio cospicuo che fu oggetto di penose controversie. Nella seconda moglie dell’emarginato Carlo, Teresa Teja, ebbe l’ultima confidente, non comprendendone o fingendo di non comprenderne le calcolate premure. Giacomo gli era rimasto nel cuore. I libelli che tradusse o scrisse hanno passaggi che alludono ai temi o alla grandezza di Giacomo. Nella sua elegante versione del ‘Viaggio notturno intorno alla mia camera’ di Xavier de Maistre si legge: «Io credo adunque che lo spazio essendo infinito, la creazione ancora lo sia, e che Iddio abbia creato una infinità di mondi
nella immensità dello spazio». Dal pastiche su Mozart traspare un religioso elogio al geniale compagno dei fanciulleschi giochi: «simile ad un’aquila prese il suo volo verso il più alto punto de’cieli per non discenderne più».

Paolina morì per una fulminante polmonite sabato 31 marzo 1869 a Pisa, dove si era recata, quasi in pellegrinaggio, per assaporare l’atmosfera cosmopolita dei paradisiaci Lungarni che avevano entusiasmato il «favoloso» – l’affabulante – fratello.”

Roberto Barzanti
“Alias”, “il manifesto”, 18 aprile 2021. a. XI, n. 16, pp. 6-7

                                         Roberto Barzanti

Roberto Barzanti (n. 1939) è stato sindaco di Siena dal 1969 al 1974, quindi assessore alla Regione Toscana e dal 1984 al 1999 parlamentare europeo, dove ha ricoperto le cariche di vicepresidente dell’Assemblea e di presidente della Commissione cultura. Durante la sua attività nelle istituzioni si è soprattutto dedicato alla direttive e ai programmi finalizzati alla sviluppo dell’ industria cinematografica e audiovisiva e alla protezione dei diritto d’autore nell’era digitale. Su questi temi ha tenuto corsi nelle Università di Siena e di Pisa. Tra le sue pubblicazioni “I confini del visibile” (Milano 1994) e interventi su “Economia della cultura”. Fa parte della direzione della rivista “Il Ponte”, collabora a periodi e rivisti quali “L’Indice” , “Testimonianze”, “Cultura commestibile” ed è editorialista del “Corriere Fiorentino (“Corriere della sera”). Ha curato la raccolta di saggi e l’edizione di carteggi di Cesare Brandi e Ranuccio Bianchi Bandinelli . Con Attilio Brilli ha scritto “Soggiorni senesi tra mito e memoria” (Milano 2007). Attualmente è presidente onorario dell’associazione di autori cinematografici “Giornata degli autori” e presidente dell’Accademia senese degli Intronati (Archintronato). È Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine “Al merito della Repubblica italiana”.

 

                                        Elisabetta Benucci

svolge la sua attività di ricerca presso l’Università degli Studi di Firenze e l’Accademia della Crusca. Filologa e storica della letteratura italiana, si è occupata di testi tre–cinquecenteschi, dedicando particolare attenzione a Galileo e ai suoi rapporti con la Crusca. Studiosa dell’Ottocento, ha destinato saggi e volumi alle opere di Giacomo Leopardi e di Giuseppe Giusti. Del Giusti ha pubblicato l’edizione critica del ms. dei Proverbi (Firenze 2011). Ha scritto molto su figure femminili del XIX secolo, soprattutto su Paolina Leopardi, Emilia Peruzzi e Caterina Franceschi Ferrucci. Tra le sue ultime pubblicazioni il volume Letterati alla Crusca nell’Ottocento (Firenze 2016) e il commento multimediale e cartaceo alle Operette morali di Leopardi (Firenze 2017).

 

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