Interminati spazi
Leopardi e L’infinito
Prefazione di Fabio Corvatta – DONZELLI editore2021, pp. 352, Formato e-pub ISBN: 9788855222501 € 17,99
Scritti di: Marco Bersanelli, Luigi Blasucci, Massimo Cacciari, Enrico Capodaglio, Fiorenza Ceragioli, Franco D’Intino, Sergio Givone, Gaetano Lettieri, Gilberto Lonardi, Giacomo Magrini, Francesco Orilia, Antonella Antonia Paolini, Giangiorgio Pasqualotto, Gaspare Polizzi, Antonio Prete, Luigi Reitani, Antonio Rostagno, Silvano Tagliagambe, Paolo Zellini.
I quindici versi più celebri della poesia italiana, e tra i più grandi della lirica di tutti i tempi, che continuano a incantare e soprattutto a stimolare domande, interpretazioni, a porre questioni: sono i versi dell’Infinito, che Giacomo Leopardi scrisse nel 1819, ma su cui tornerà con qualche aggiustamento negli anni successivi, fino alla versione definitiva data alle stampe con l’edizione Starita dei Canti del 1835. La tensione poetica e filosofica che si sprigiona da questa lirica giovanile attraversa tutta la meditazione leopardiana sia in versi che in prosa e giunge fino a noi, con un’evidenza che ancora ci interroga, costituendo la soglia che apre alla poesia contemporanea. Prima definito un idillio, poi invece un canto, L’infinito concentra in pochi versi – uno solo in più rispetto a quelli di un sonetto – le grandi domande che assillano l’uomo contemporaneo, oltrepassando ogni artificiosa distinzione dei saperi: ancora oggi, come scrive Alberto Folin nel saggio introduttivo al volume, questa lirica «offre al lettore moderno una straordinaria gamma di possibilità interpretative, non solo sul piano critico e filosofico, ma anche su quello delle scienze umane e di quelle cosiddette “esatte”». Dalla letteratura alla filosofia, dall’antropologia all’astrofisica, dall’orientalistica alla teologia, dalla matematica alla musicologia, per la prima volta grandi specialisti delle diverse discipline mettono alla prova il proprio sapere per sviscerare da questi versi la straordinaria fecondità di significati e stimoli che racchiudono.
La riflessione – che trae occasione da un convegno organizzato a Recanati dal Comitato nazionale per le celebrazioni del bicentenario dell’Infinito – si apre così letteralmente verso «interminati spazi», chiamando in causa il senso stesso dell’essere umano e del suo destino.
Alberto Folin
Alberto Folin, già docente di Ermeneutica leopardiana e di Scritture e poetiche all’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli, è membro del Comitato scientifico del Centro nazionale di studi leopardiani di Recanati, vicepresidente del Centro mondiale della poesia e della cultura Giacomo Leopardi e membro del Comitato nazionale per le celebrazioni del bicentenario della composizione dell’Infinito (1819-2019).
Tra le sue pubblicazioni: Leopardi e la notte chiara (Marsilio, 19932); Pensare per affetti. Leopardi, la natura, l’immagine (Marsilio, 1996); Leopardi e l’imperfetto nulla (Marsilio, 2001); Leopardi e il canto dell’addio (Marsilio, 2008); Costellazioni del pensiero. Scritture e poetiche dell’Occidente (Moretti & Vitali, 2009); Sott’altra luce. Leopardi e il pensiero del ’900 (Anterem, 2009); Il celeste confine. Leopardi e il mito moderno dell’infinito (Marsilio, 20203). Per Bompiani ha curato e tradotto l’edizione completa del Libro delle interrogazioni di Edmond Jabès (2015).