Italiani, santi, poeti, navigatori e CALCIATORI. I poeti parlano di calcio…
I grandi poeti parlano e si ispirano al calcio.
Del resto, gli italiani sono un popolo di santi, di poeti, di navigatori e di calciatori- Hanno spesso tratto dallo spettacolo sportivo intuizioni acute per i loro versi.
Cominciamo con Giacomo Leopardi e non poeteva essere diversamente. Una sua dedica a Carlo Didimi giocatore di palla al bracciale a quel tempo famoso come oggi Chiellini o Donnarumma… “A un vincitore nel pallone”, una delle sue prime liriche, dedicata ad uno sport antenato del calcio: «Di gloria il viso e la gioconda voce, / Garzon bennato, apprendi, / E quanto al femminile ozio sovrasti / La sudata virtude». Leopardi certo voleva AGGREGARSI CON QUESTA SUA ALLA NOTORIETà DI DIDIMI CHE GIOC0′ ANCHE A RECANATI…
Di certo, il pallone nell’Ottocento era una cosa diversa, ma non mancano le somiglianze che ritroviamo nei versi: «Te l’echeggiante / Arena e il circo, e te fremendo appella / ai fatti illustri il popolar favore». Giacomo sintetizza perfettamente il calcio in un distico: «il core / Movi ad alto desio».
Il Leopardi acclama come campione il giovane Carlo Didimi di Treia elogiandolo per l’energia espressa nell’azione sportiva piena di una vigoria fisica che il poeta non possedette mai. Ma, cosa ben più importante, si intravvede la visione leopardiana della vita, che va presa come un gioco, come il calcio quindi, e come tale va giocata.
“Il calcio è una metafora della vita”, sentenzia Jean-Paul Sartre.
“La vita è una metafora del calcio”, corregge il filosofo Sergio Givone.
E poi c’è Umberto Saba. Ecco alcuni versi della famosa poesia “Goal”: «Il portiere caduto alla difesa / ultima vana, contro terra cela / la faccia, a non veder l’amara luce».
Di tema calcistico sono le 5 poesie sul gioco del calcio appunto di Umberto Saba, inserite poi nella sezione del Canzoniere intitolata ìParoleì (1933-34). Il poeta si avvicina al calcio casualmente e entra la prima volta allo stadio solo per accompagnarvi la figlia, desiderosa di vedere la squadra di casa, la Triestina.
Saba per ringraziare i tifosi che fanno omaggio la figlia di un mazzolin fi fiori, dedica loro quella poesia, facendo leva sul sentimento di unità che lega gli spettatori. Nel quarto capitolo della raccolta c’è l’unico momento in cui Saba mostra una sorta di disprezzo per il calcio o, meglio, per i calciatori, che “odiosi di tanto eran superbi / passavano là sotto” e “tutto vedevano, e non quegli acerbi”. Gli acerbi sarebbero i ragazzini e, infatti, specialmente a loro è dedicata la poesia ‘Fanciulli allo stadio’, perché nelle loro speranze, puntualmente deluse, Saba crede di rivivere la propria infanzia.
Tema della lirica ‘Goal’ sono i sentimenti contrastanti dei due portieri nel momento di un goal, appunto: il vinto, che si dispera e “contro terra cela la faccia”, come a voler scomparire, e l’altro, che, obbligato a rimanere nei pali, lascia libera di vagare almeno la sua anima, alla ricerca della felicità insieme ai suoi compagni.
In un suo saggio pubblicato dal quotidiano “Liberazione” con il titolo ‘La filosofia politica del pallonetto’, il giornalista italo-brasiliano Darwin Pastorin scrive tra l’altro: « Per Thomas Stearns Eliot “il calcio è un elemento fondamentale della cultura contemporanea».
Eugenio Montale si occupò di calcio, ipotizzando un campionato senza reti: «Sogno che un giorno nessuno farà più gol in tutto il mondo».
Ecco cosa scrive invece Pier Paolo Pasolini.
“I pomeriggi che ho passato a giocare a pallone sui Prati di Caprara (giocavo anche sei-sette ore di seguito, ininterrottamente: ala destra, allora, e i miei amici, qualche anno dopo, mi avrebbero chiamato lo “Stukas”: ricordo dolce bieco) sono stati indubbiamente i più belli della mia vita. Mi viene quasi un nodo alla gola, se ci penso.Allora, il Bologna il Bologna era il Bologna più potente della sua storia:quello di Biavati e Sansone, di Reguzzoni e Andreolo (il re del campo), di Marchesi, di Fedullo e Pagotto. Non ho mai visto niente di più bello degli scambi tra Biavati e Sansone
Che domeniche allo stadio comunale!”
« Dopo la letteratura e l’eros, per me il football è uno dei grandi piaceri».
Enzo Biagi intervista Pasolini
“La Stampa”, 4 gennaio 1973
Il gioco del calcio, dunque, sport nazional- popolare per eccellenza, non solo in Italia, è l’unico che unisce in un comune sentimento di entusiasmo e partecipazione tutte le fasce sociali e che riesce a tenere desta l’attenzione ben prima e ben dopo l’ora e mezza di durata della partita. Che sia il mezzo televisivo o la visione diretta a comunicare le immagini del gioco, l’eccitazione del pubblico si mantiene sempre a un livello molto alto e la tensione quasi mai si acquieta con la fine del gioco, ma va la di là della partita e ha modo di scaricarsi nelle strade cittadine, coinvolgendo anche chi l’incontro agonistico non l’ha seguito.
Quella linea di porta, bianca, nell’area di rigore separa l’euforia dalla disperazione. Lo sa bene Vittorio Sereni, poeta luinese, grande tifoso dell’Inter, che nelle lettere a Saba tingeva la sua fede calcistica con note dolenti: «Caro Umberto, oggi la mia squadra gioca a Trieste, dove probabilmente le buscherà».
Siamo ai primi del 1949, e la partita terminerà con un onesto 1 a 1.
Un saggio di Gianni Brera, un grande giornalista sportivo, uno che di calcio ne capiva, commenta una delle Operette Morali più fantastiche ‘Dialogo d’Ercole e di Atlante’ in chiave moderna e ovviamente calcistica!!!