Ha colto tutti di sorpresa la notizia che la IGuzzini illuminazione, dal 2018 in mano all’azienda svedese Fagerhult, ha aperto presso le organizzazioni sindacali territoriali e la Regione una procedura di licenziamento collettivo per 103 persone di cui due terzi del settore impiegatizio.
La crisi ha morso anche questo colosso e pian piano il fatturato è diminuito passando dai 238 milioni di euro del 2019 ai 190 del 2020 e presumibilmente ai 200 di quest’anno con un calo del 16% rispetto al 2019 che, in termini di soldi, significa circa 40 milioni in meno di ricavi. Già dal marzo dell’anno scorso era stata attivata la Cassa Integrazione, che ormai non è più prorogabile, poi sono stati azzerati i contratti a termine e mandati a casa gli apprendisti, ma sembra che ormai neanche tutto questo sia sufficiente per far quadrare di nuovo i conti e riportare in linea il piano economico aziendale.
Spiegano, così, i vertici dell’azienda illuminotecnica la scelta di eliminare almeno un centinaio di dipendenti, che oggi sono 736. Eppure, quando nel 2018 ci fu il cambio di proprietà dell’azienda, dalla famiglia Guzzini, che l’aveva fondata nel 1959, al colosso svedese, ci furono ampie assicurazioni sul mantenimento dell’occupazione e sul fatto che non ci sarebbe stato alcun ridimensionamento del personale.
Nelle prossime ore ci sarà un’assemblea del personale per cercare di arginare la proposta dell’azienda, ma non si nutrono grandi speranze.