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Dal poemetto “I re Magi” di Giacomo Leopardi. Fra i PUERILIA!!!

by Roberto Tanoni
 G. Leopardi, I re Magi, poemetto, i vv. sottostanti sono tratti dai canti I e II
Il poemetto in tre canti, tra i versi del 1810, è interessante per la mescolanza  alla raffigurazione dei Magi nella tradizione neoplatonica ellenistica e umanistica. Il sacro cristiano misto al  pagano, con vocaboli propri del lessico religioso dei classici e con accenni alla ricerca del Vero primigenio, del culto della luce, della concezione del cosmo con le sfere concentriche e spiriti alati che le abitano e le governano.
Una conoscenza  precoce del Neoplatonismo leopardiano  forse da approfondire ulteriormente.

Dal poemetto “I re Magi” di Giacomo Leopardi

tratti dai Canti I e  II
Degli orientali Regi a umil capanna
la venuta deh canta, o sacra Musa,
che con celeste, armoniosa cetra
estro divino ispiri, a cui non cinge
passibil serto di caduchi allori
nel favoloso Pindo il nobil capo.
[…]
Il Regnator dello stellato Olimpo,
che sempre vede sotto il piè sovrano
ravvolgersi le sfere, ed i lucenti
astri ruotarsi, e illuminar la terra
l’elmo splendor del fulgido Pianeta
ora in laceri panni avvolto, e stretto
trema Bambino, e i suoi vagiti esprime.
[…]
Ma qual da le celesti aeree sfere
astro discende luminoso, e bello,
che la chiara sua luce intorno splende!
Eccol non lungi da la terra apparso
d’oriente splende sopra gli ampj regni
di meraviglia, e di timor riempie
le genti tutte, e del portento ignoto
invan la causa di saper si tenta.
[…]
De’ Regi Baldassar, Gaspar, Melchiorre
scuotesi la sapienza, e sono anch’essi
del fulgid’astro indagatori ansiosi:
celeste lume a rintracciar li porta
su le sacrate carte il ver nascosto;
già vi passan le notti, e i giorni interi,
e omai son certi, che un di un dio fatt’uomo
in terra sceso sia cotesto un segno.
[…]
Gaspare il Rege comparir si vede
entro gemmato vaso il grato incenso
offerta al Redentor lieto recando.
È seco Baldassar di ricco manto
cuoperto il tergo, coronato anch’egli,
che l’olezzante mirra in dono porta
al Dio Fanciullo, al Salvator Bambino.
Muovono il passo insiem, l’astro fulgente
nel cammin li precede, e lor dimostra
verso di Bettelem la via felice.
[…]
O Regi eccelsi, o chiari Eroi sapienti
per voi l’Averno tutto urla fremendo,
e del superno ciel gli aliti Spirti
applaudon lieti al cammin lungo, ed aspro
[…]
Il Dio Superno, il Regnator d’Olimpo
dicono i Regi [a Erode] ci chiamò
[…]
Ma già la sospirata, umil capanna
di luce circondata, e dai celesti,
alati spirti corteggiata intorno
giungono a ravvisare; a simil vista
giubilanti mandar s’odon tai voci:
salve, cappanna umil, di un Nume albergo,
salve, Infante Signor, che dal superno
cielo scendesti a diradar l’oscure
tenebre della colpa, e all’uom portare
l’alma felicità, l’eterna pace
[…]
Così dicendo a la rural cappanna
volgono il passo, e fra timore, e speme
v’entrano umili. Il venerato Nume
giace Bambin: l’Immacolata Madre
benigna, e tutta amor gli accoglie, a terra
piegan’essi il ginocchio, e l’aureo scettro
posan sul suolo, e dal canuto capo
traggon riverenti il lor diadema.
Il Nume Infante con giocondo aspetto
mira i prostrati Regi, e in loro infonde
un torrente di gioja, onde sorpresi
restano a un tratto, e fuor di se rapiti.
Verecondo rossor tinge le gote
su’ cui striscian le gocce a mille a mille
dal giubilo spremute, e dal contento:
ad un soave, avventurato amplesso
spingon le braccia, ma il pudore umile
dubbioso li rattien, vincono alfine
ogni timore, e un amoroso bacio
stampan sui piedi del Bambin celeste.
Offrono quindi i ricchi doni, e poscia
tornan gl’inchini a rinnovar devoti:
di gioja colmi, e da celeste luce
illuminati alfin la via divisano
riprender tosto a la lor patria in volta.
Nell’immagine: Gentile da Fabriano, Adorazione dei Magi, Uffizi, Firenze (una delle Adorazioni dei Magi in cui un Magio bacia il piede del Bambino)

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