Phos Centro Fotografia Torino (Torino).
Prosegue lunedì 24 gennaio alle ore 19.00, presso il centro Phos di Torino, il ciclo di conferenze proposte in occasione della mostra “Mario Giacomelli e Giacomo Leopardi. Poetare per immagini“, realizzata in collaborazione con l’archivio CRAF di Spilimbergo.
Il quinto appuntamento, “Che cosa conosciamo attraverso le immagini?”, sarà dedicato ad un approfondimento delle caratteristiche del linguaggio iconico e alla domanda su quale idea di verità sia possibile attribuire alla fotografia e alle forme di espressione visiva contemporanee.
Phos è a Torino un centro polifunzionale per la fotografia e le arti visive. In base all’approccio interdisciplinare che Phos ha adottato, la mostra, che ha per oggetto le sequenze dedicate da Mario Giacomelli al componimento “A Silvia” di Giacomo Leopardi, costituisce l’occasione per un’estensione della riflessione ad altri ambiti della cultura.
La conferenza del 24 gennaio “Che cosa conosciamo attraverso le immagini?” condotta dai relatori: Guido Brivio e Federico Vercellone (entrambi dell’Università di Torino) riguarderà i seguenti temi:
Che cosa conosciamo attraverso le immagini?
Quale idea di verità è possibile attribuire alla fotografia e in genere alle forme di espressione iconica contemporanee?
Relatori: Guido Brivio (Università di Torino), Federico Vercellone (Università di Torino).
Mario Giacomelli
Mario Giacomelli (Senigallia, 1º agosto 1925 – Senigallia, 25 novembre 2000) è stato un tipografo, fotografo e pittore italiano.
Nasce nel 1925 da famiglia di umili origini contadine, aspetto che terrà custodito per sempre nell’animo come marchio di appartenenza e che si ripercuoterà nella sua produzione fotografica e nel suo guardare al mondo e alla natura nel rapporto con l’uomo.
Il periodo storico e le difficili vicende familiari (orfano di padre a soli 9 anni) costrinsero Mario a non continuare gli studi e aiutare la famiglia come garzone presso la Tipografia Giunchedi (aveva soli tredici anni) mentre la madre faceva la lavandaia all’ospizio di anziani della città. Dopo la guerra ritorna nella tipografia, dopo aver partecipato ai lavori di ricostruzione dai bombardamenti, come operaio tipografo. Nel 1950 decide di avviare in proprio l’attività, a permettergli il gran passo, prestandogli i suoi risparmi, sarà un’anziana dell’ospizio in cui la madre lavorava: nasce così la “Tipografia Marchigiana”, sotto i Portici Ercolani, in seguito trasferita in Via Mastai 5, negli anni divenuta punto di riferimento e luogo d’incontro con il fotografo, lui che, era risaputo, non amava spostarsi troppo dalla sua cittadina marittima.
Nel 1953, Giacomelli acquista una Bencini Comet S (CMF) modello del 1950, con ottica rientrante acromatica 1:11, pellicola 127, otturazione con tempi 1/50+B e sincro flash. Era Natale e va in spiaggia, scatta la sua prima foto L’approdo, la celebre fotografia della scarpa trasportata dalle onde sulla battigia, con la quale Giacomelli capisce di volersi esprimere d’ora in avanti con il mezzo fotografico. Inizia a fotografare parenti, colleghi e gente della sua cerchia amicale. In quegli anni si appoggia per la stampa allo studio fotografico di Lanfranco Torcoletti di via Mastai, il quale gli presentò Giuseppe Cavalli, maturo fotografo e grande teorico della fotografia. Il contatto frequente e intenso con Cavalli, un’amicizia reverenziale di tipo maestro/discepolo, fu fondamentale per la formazione culturale di Giacomelli… da Wikipedia
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