“Di terre e di scoperte” di Anna Amoroso (BraviEdizioni, 2021) è una donazione
sentimentale, un'eredità emotiva ricevuta tra i frammenti delle pagine: “Mi offro come spugna per andare oltre me stessa, /al di là di questo quesito senza risposta”.
Anna Amoroso affronta l’ispirazione inarrestabile e incisiva della vita, svincola versi salvati dall’ inquietudine della realtà, travolge il bagliore trattenuto del quotidiano, insegue la riconquista, estende il coraggio della resilienza nella consapevolezza della tenace direzione degli affetti, nella generosità del congedo inteso con il cuore
dell’umanità. La poesia consola e rischiara, giunge come un'esortazione al respiro dell’ anima, incrocia la percezione sospesa del vento che restituisce l'arrendevolezza dellìamore: “Respiro il domani e mi appoggio tra ali di colibrì”. Anna Amoroso amplia la fiducia nell’ empatia, dilata nella natura e nell’incanto dei paesaggi la propria
voce, affianca all'impronta delle ombre l’ intensità del riflesso espressivo. Il libro “Di terre e di scoperte” compie “l0 attraversamento delle apparenze” per interpretare la fuggevolezza delle emozioni e consolidare la memoria dei luoghi, l’ incessante sequenza della ricerca, l’ andamento delicato dell’ immensa essenza interiore: “Disegno
nascondigli e/cerco trame e piante d’ autunno, /linee di ritorni, i miei sentieri battuti di senso”. L’ esigenza comunicativa, attraverso l'urgenza della denuncia di una realtà profondamente violenta e ostile, sostiene nei testi sull’ Afghanistan: “Tra detriti e ampie architetture di cieli-trincee/permane lo schianto e una volta di preghiere.” Il viaggio di Anna è esperienza e appassionata relazione tra l’ equilibrio di ogni destinazione e la valutazione umana sulla fugacità del tempo, è l’ avvento di esplorazione delle attese, il principio di speranza nelle possibilità. Dischiude l’ intimità del dolore e distilla il solco del suo contenuto. Il dono incarnato della poesia celebra
il segreto luminoso delle cose, accoglie la saggezza evocativa, cristallizza la congiuntura della solitudine e sussurra la persistenza dell’ nfinito. “Si appoggiano su
di me, una carezza cresciuta nel buio/un'attesa che non si arrende mai.”
Rita Bompadre – Centro di Lettura “Arturo Piatti”