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Oggi 15 marzo, Idi di Marzo, ricordiamo l uccisione di Cesare attraverso la poesia del greco Costantino Kavafis contenuto nella raccolta Poesie d’amore e della memoria.

by Roberto Tanoni

Oggi 15 marzo, Idi di Marzo,  ricordiamo l uccisione di Cesare attraverso la poesia del  greco Costantino Kavafis contenuto nella raccolta Poesie d’amore e della memoria.

Costantino Kavafis, oggi  considerato uno dei maggiori poeti greci, nel corso della sua vita pubblicò in totale 154 poesie, spesso ispirate all’antichità ellenistica, romana e bizantina di cui fu grande studioso. Molte altre poesie, non comprese nel canone, furono riscoperte e pubblicate solo dopo la sua morte avvenuta nel 1933.

Kavafis tramite le sue poesie indaga la storia di Roma e dell’antica Grecia attraverso l’ethos dei suoi principali protagonisti. È esattamente quanto accade con Idi di Marzo, la poesia dedicata al tragico evento della morte di Giulio Cesare.

Idi di Marzo di Costantino Kavafis

Le grandezze paventa,
anima. Le ambizioni, se vincerle non puoi,
secondale, ma sempre cautelosa, esitante.
Quanto più in alto sali,
tanto più scruta, e bada.
E quando all’acme sarai giunto, ormai,
Cesare, quando prenderai figura
d’uomo così famoso, allora bada,
quando cospicuo incedi per via col tuo corteggio:
se mai, di tra la massa, ti s’accosti
un qualche Artemidoro, con uno scritto in mano,
e dica in fretta: «Lèggi questo súbito,
è cosa d’importanza, e ti riguarda»,
allora non mancare di fermarti, non mancare
di differire colloqui e lavori,
di rimuovere i tanti che al saluto
si prostrano (più tardi li vedrai).
Anche il Senato aspetti. E lèggi súbito
il grave scritto che ti reca Artemidoro.

  Idi di Marzo fa parte delle poesie storiche e filosofiche di Costantino Kavafis, che si propongono di mettere in risalto gli aspetti meno noti della personalità dei protagonisti della Storia mondiale.
Nel componimento, come in tutta la produzione del poeta greco, emerge la percezione inconfondibilmente tragica e classica del destino umano che è propria di Kavafis. L’inquietudine umana è una delle tematiche che ricorrono più spesso nelle liriche del poeta, che descrive il tentativo dell’uomo di sfidare la sorte ineluttabile prescritta dagli Dei.

Al centro della poesia di Costantino Kavafis vi è l’uomo, nella sua lotta terrena contro la condanna inevitabile della morte, che tuttavia lo coglie di sorpresa come un destino. È proprio in questa battaglia ambigua e disperante che Kavafis declina l’eroismo dei suoi protagonisti.

È il caso di Giulio Cesare, protagonista della lirica Idi di Marzo, che è qui ritratto proprio nel momento che precede la sua morte. La poesia è una sorta di avvertimento.

Da wikipedia.

Konstantinos Petrou Kavafis, noto anche col nome anglicizzato Constantine P. Kavafy, o in italiano, come Costantino Kavafis, nacque ad Alessandria d’Egitto da genitori greci facenti parte della comunità ellenica d’Istanbul. Suo padre, Petros Ioannis Kavafis, aveva una ben avviata ditta di importexport. Nel 1872, dopo la morte del padre avvenuta due anni prima, Kavafis e la sua famiglia furono costretti a trasferirsi a Liverpool e a Londra.[2]

Kavafis tornò ad Alessandria nel 1879.[2]

Lo scoppio delle rivolte nazionaliste nel 1885 costrinse la famiglia a muoversi ancora, questa volta a Costantinopoli. In quell’anno stesso, però, Kavafis ritornò ad Alessandria, dove visse per il resto della sua vita.[2]

Inizialmente lavorò come giornalista; successivamente divenne agente di Borsa (occupazione che mantenne fino al 1902); poi, dal 1892 per circa trent’anni, lavorò anche al Ministero egiziano dei lavori pubblici, nel settore delle Immigrazioni, come interprete.[2]

Dal 1891 al 1904 pubblicò alcune poesie, che gli fruttarono una certa fama per tutta la vita. Morì di tumore alla laringe il 29 aprile 1933, il giorno del suo 70º compleanno.

Dalla sua morte, la fama di Kavafis è cresciuta e oggi egli è considerato uno dei più grandi poeti greci.

 

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